Non solo da bambini, ma anche da adulti si percepisce la persona amata come “più forte e più saggia” e quindi come colui o colei che può garantire la nostra sopravvivenza, proteggendoci e consolandoci. Come colui o colei, che può lenire quell’inconsapevole ed ancestrale paura della solitudine. L’amore, che tiene legati gli adulti può essere considerato, quindi, un vero e proprio processo di attaccamento , analogo a quello che lega il bambino alla madre, ovvero un processo che ha alla sua base il bisogno di protezione, quanto la propensione a prendersi cura dell’altro.

L’amore è un tema universale, una medicina da consigliare a tutti, di cui tutti abbiamo bisogno, la cosa più straordinaria ed importante! In realtà l’amore è ciò che si vive di meno e di cui si ha più timore. In genere abbiamo una gran paura d’amare, perché?

Molti hanno paura di amare, temendo il dolore che seguirebbe una delusione. Tutti abbiamo vissuto qualche esperienza spiacevole, in cui a una grande illusione ha fatto seguito una frustrazione e ciò spinge molte persone verso forme di autodifesa. Non si abbandonano, non si decidono ad amare, per evitare di soffrire.

Altre persone, portate all’azione temono l’amore perché lo confondono con il sentimentalismo e credono che l’amore indebolisca le loro capacità di fare, pregiudichi la loro efficienza e li coinvolga in avventure rischiose o non produttive. Allora reprimono l’amore e si rifugiano nell’intelletto.

Ma il male dell’amore è che non si può vivere senza di esso. Perché l’amore non è qualcosa che possiamo avere o non avere. Possediamo l’amore perché è la nostra vera natura. Possiamo farne un uso oppure un altro, ma lo possediamo perché siamo amore. Siamo fatti di questa capacità affettiva e non possiamo non amare.

Il problema, se mai, è: che cosa facciamo di questa capacità di amare? Infatti ci accorgiamo che l’amore può essere profondamente creativo o profondamente distruttivo.