Talvolta ci prende uno stato di malessere indefinito, una scontentezza, un senso di fallimento, di delusione e prostrazione. Non individuiamo una causa reale, né contingente, né lontana, eppure continuiamo a non vivere, più o meno serenamente, come avveniva in precedenza. Subiamo una sorta di apatia, che coi costringe a trascinarci durante tutta la giornata, non proviamo slancio o interesse per qualsiasi attività facciamo o per qualsiasi vicenda ci accada intorno!
A momenti ci sommerge una malinconia infinita, una tristezza, che ci viene da dentro e che non sappiamo motivare in alcun modo. Gli altri ci stimolano a reagire, ad uscire, a stare in compagnia, a fare dell’attività fisica, ma tutto perde di senso ai nostri occhi. Il nostro tono d’umore è piuttosto buio, si dice appunto “vedere tutto nero!” Non intravvediamo prospettive positive per il futuro. Questo è vero anche nell’attuale periodo storico-culturale, nel quale mancano le certezze e la fiducia che il domani sia migliore del passato. Questo vale soprattutto per i giovani, ma anche per gli over 50, per le donne alle prese con la crisi occupazionale, questo è vero oggi anche per gli anziani sempre più soli.
Il «mal di vivere» ha da sempre accompagnato l’uomo fin dalla sua origine. L'uomo, infatti, cerca di dare un senso alla sua esistenza e quando non ci riesce soffre. Già nell'antichità i medici descrivevano pazienti colpiti da sindromi depressive e proponevano rimedi a base di sostanze estratte dalle piante per guarirli. I filosofi s'interrogavano sull'ambivalenza di queste "affezioni dell'anima", caratterizzate da stanchezza, malinconia, noia, inquietudine, nichilismo, nausea, angoscia e depressione. Il mal di vivere ha preso forme diverse nel corso dei secoli, tutte sempre legate al malessere della condizione umana.
Una possibile reazione può cambiare tendenza: invece che lasciarsi andare alla
disperazione o allo sconforto, possiamo fare dei bei respiri profondi ed immergersi in un ambiente naturale: una camminata sulla spiaggia, ascoltando il rumore delle onde, un percorso in un bosco verdeggiante e profumato, una lunga camminata in montagna, possono riavvicinarci alla nostra essenza naturale, fatta di respiri, di battiti cardiaci, di pulsazioni di arterie e muscoli. Il frullare dei pensieri negativi si allenta e possiamo affidarci alla natura come prima e fondamentale forza ri-equilibratrice.
Una altro antidoto rispetto alle sensazioni a carattere depressivo è la solidarietà, il sentirsi in comunanza con gli altri. Il parlare con qualcuno che prova sentimenti simili ai nostri o che vive esperienze simili alle nostre, può contribuire a non farci sentire soli, a non farci sentire sconsolati e tristi. L’aiutare qualcuno che soffre o che ha bisogno di sostegno ci fa sentire utili, ci permette di riacquistare un senso nel nostro esistere e ci permette di ridimensionare e di dare il giusto valore alle nostre sofferenze.
L’attivarsi, il percepirsi efficaci ed impegnati permette di superare gli stati di passività, durante i quali sentiamo si subire una determinata situazione di vita, piuttosto che di determinarla. Il pensare come positivo il nostro presente ed il nostro futuro, il vedere il “bicchiere mezzo vuoto, come mezzo pieno” aiuta ad uscire dal tunnel del mal di vivere.
IL MALE DI VIVERE
Spesso il male di vivere ho incontrato: era il rivo
strozzato che gorgoglia, era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato...
(Eugenio Montale dalla raccolta Ossi di seppia)