Sempre più frequentemente gli studi degli psicologi vengono varcate da partner stanchi e disperati, seriamente messi alla prova dalla necessità di chiudere una relazione sofferta. Ancora innamorate/i del loro compagno/a o della parte positiva, brillante o convincente del suo temperamento, ma profondamente amareggiate/i dai comportamenti insensibili, pungenti o svalutanti dell’altro/a, faticando ad accettare di interrompere una relazione nata da poco o durata anche diversi anni.
Per lo più donne, riferiscono circostanze in cui chiamavano il compagno e lui non rispondeva, non richiamava o richiamava quando voleva, lasciando la partner sospesa in uno stato di incertezza, quasi fosse inesistente! Talvolta rispondono con un sms telegrafico o incomprensibile. Richiamati ad essere più presenti e coinvolti nella relazione, valutano la compagna come “esagerata o rompiscatole”, denigrano e squalificano i suoi pensieri, i suoi valori ed i suoi sentimenti. Giungono a minacciare una denuncia!
Un tempo il senso comune chiamava queste situazioni
“il mal d’amore”, oggi si chiama
disturbo narcisistico di personalità!
In una percentuale più consistente si tratta di maschi, ma può trattarsi anche di femmine: il DSM-V (Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali) stima un’incidenza del disturbo globalmente nel 6,2% della popolazione e riporta un’incidenza del 50-75% di maschi con diagnosi di narcisismo patologico. Questo tipo di personalità dimostra insensibilità, freddezza e fastidio alla minima richiesta di impegno nella relazione. E’ capace di slanci romantici, ma, per lo più, al fine di raggiungere un proprio tornaconto. E’ incostante e confusivo, passando da fasi di affetto ed esaltazione ad altrettanti momenti di distacco e di aridi silenzi. Questa altalena di condizioni emotive contrapposte crea i presupposti per una
dipendenza affettiva, dal momento che, nel partner della persona narcisista instaura, a momenti l’idealizzazione, cioè ora la fantasia di riuscire a cambiarla.
Che fare allora? 1) Prima di tutto, smascherare il narcisista considerando due variabili: l’autostima e la socialità. La prima si manifesta attraverso l’autoesaltazione e l’ostentazione di sé, la pretesa del controllo e la gelosia, la critica graffiante. La socialità è vuota e superficiale: il narcisista è, spesso, un solitario, inconsapevole della propria inadeguatezza sociale.
2) Successivamente sottrarsi all’idealizzazione, all’ “innamoramento” nei confronti di una persona che, in realtà, non riesce a mantenere nei nostri confronti, una presenza costante. L’idealizzazione è la tendenza a trasferire sul partner, proiettandoli,
una serie di sentimenti, impulsi, pensieri che appartengono in verità solo a noi. L’immagine che ne ricaviamo è migliore della persona in carne ed ossa, che risulta così “idealizzata”. Ne consegue uno stato di delusione ed amarezza, di vera prostrazione quando lui/lei alterna momenti di disponibilità a chiusure brusche e radicali. Nasce, così, la spinta nel tentare l’impossibile per riconquistarlo/la o per salvarlo/la, entrambi le scelte sono da evitare.
3) Infine riappropriarsi della stima in se stessi e della convinzione di poter, da soli, provvedere al nostro benessere e all’esaudimento dei nostri bisogni emotivi. Quando i nostri pensieri e le emozioni ritornano ad essere positivi, assertivi e fiduciosi, l’energia interiore cambia, predisponendoci a nuove esperienze e a nuovi incontri.
Che può fare il/la narcisista?
Leggi il prossimo articolo se vuoi approfondire l'argomento.
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Bibliografia
Enrico Maria Secci I narcisisti perversi e le unioni impossibili Ed.Youcanprint
Wendy Behary Disarmare il narcisista perverso ISC Editore
L. Carter Difendersi dai narcisisti Tea Editore
Deetjens Dire basta alla dipendenza affettiva Ed. Il punto d’Incontro
S. Freud Introduzione al narcisismo Bollati Boringhieri
Klosko Young Reinventa la tua vita Cortina Editore